DA GolBlog nasce PARATADIZOFF

DA GolBlog nasce PARATADIZOFF
Il blog del calcio dal 2003

Pagine

martedì 11 maggio 2010

Fallimento certificato



Domenica (o sabato) contro il Milan avrà conclusione la terribile stagione della Juventus, ma soprattutto ci sarà l’epilogo dello sciagurato disegno di un progetto fallito.
I numeri sono impietosi. In queste ultime quattro stagioni la Juventus ha vinto solo un campionato di serie B.
Già di per se la parola serie B suona a bestemmia, figuriamoci la locuzione “non vincere”.
Non poteva essere altrimenti. Un club che chiude gli occhi davanti alla realtà, senza provare a difendersi dalla montatura di Farsopoli è destinato a fallire comunque.
Ve l’immaginate una madre che chiede la condanna di un figlio? Si, lo so, c’è qualche esempio al riguardo, ma si tratta di condizioni umane borderline.
Una madre, quella vera, difende il proprio figlio non foss’altro per istinto di protezione e soprattutto perché prima di giudicare vuole capire.
Capire non era difficile nell’estate del 2006. Per John non valgono neppure le attenuanti generiche.
L’unica cosa positiva del suo breve (per lui), lungo (per noi) mandato, è il suo lasciare lo scettro al cugino Andrea.
Via le pagine nere, torniamo alle bianche. Soprattutto se le nere sono state provocate da altri a tavolino!

martedì 4 maggio 2010

John, stai lontano da stò core



Rifletto e non trovo pace.
Può un rappresentante della famiglia Agnelli sentirsi sgradito al popolo bianconero?
Mi auguro per John che, i trenta denari svenduti per la Juve nel 2006, siano rientrati nelle sue tasche ed in quelle dell’ex Ifi-Ifil, novella Exor, centuplicate. Almeno lo sgarbo, il tremendo tradimento, con la contropartita dei “baiucc”, potrà attenuare la sua esistenza futura.
Sono convinto che per qualche decennio, John lascerà in pace la Juventus. Forse potrà tornarci per interposta persona, soprattutto se il fratellino da imprenditore, decide di rinsavire.
Ma non odio John. Troppo giovane in un momento difficile per il suo casato.
Aver perso i due giganti di famiglia non è stato uno scherzetto del destino di poco conto.
John non era previsto. Prima di lui nella gerarchia c’era Giovannino, l’Agnelli maggiore figlio di Umberto e fratello di Andrea.
Era lui il designato, prima che una terribile malattia lo rubò innanzi tutto alla moglie ed alla sua bambina appena nata.
Me lo ricordo nell’ultima apparizione in tribuna, tre giorni prima della sua morte, una serata magica di champions league contro il Manchester United battuto 1 a 0. Quell’anno perdemmo in finale contro il Real.
Povero Giovannino, tapino John. S’è dovuto fidare degli amici. E tra gli amici c’è anche "Giuda Iscariota", quel Luca Cordero di Montezemolo amico di merende di Della Valle, Tronchetti Provera e Geronzi, conosciuti meglio come gli azionisti di errecciesse, che non è un'emittente radio.
Non so se un giorno, mi auguro lontano, John tornerà alla Juventus.
Quello che mi auguro, è che Montezemolo non sfiori più la Vecchia Signora.

giovedì 29 aprile 2010

John, lascia stare Andrea



Si sa le favole del volemose bene sono accattivanti.
Forse John e Andrea, Andrea e John, coetanei, vivono una complicità disinteressata, cresciuta all’ombra dei giochi comuni e delle passioni comuni.
Forse John e Andrea, Andrea e John, non hanno litigato mai, neppure da bimbetti e manco quando arrivava Lapo che voleva giocare a fare l’Imprenditore.
Magari si sono innamorati anche della stessa ragazza, forse cugina, John e Andrea, Andrea e John.
Credere però che quanto stia accadendo alla Exor in questi giorni ed alla Juventus in particolare, sia il frutto di inviti ad assumere responsabilità e cariche, come quando da piccini ci si regalava la macchinine o il pallone, significa essere degli inguaribili romantici per giunta ingenui.
Il risultato disastroso della Juventus di questi anni è inversamente proporzionale alla ricostruzione di una parte della famiglia che ha consolidato il suo potere.
Per John era arrivato il momento di prendersi il raccolto di questi anni. C’era la Fiat e c’era la Juve.
Sulla Fiat nessun problema. Ma la Juve, defenestrata ed impoverita sul campo, per motivi di opportunità non poteva essere sua.
Le contestazioni e gli insuccessi hanno prima fatto tornare Bettega. Inevitabile aprire le braccia al cugino Andrea, l’unico che, con la nomina, ha portato una ventata di aria fresca che ha calmato anche gli animi più rancorosi.
Perché è vero che lo juventino vuole vincere sul campo come sempre ha fatto. Ma non vuole perdere ciò che ha vinto per le farse costruite ad hoc chissà per quale economico mistero.
Ma John vigila e con lui i numi tutelari della famiglia. Sia il neo presidente della Fiat, sia l’avvocato Franzo Grande Stevens si precipitano a chiarire che lo scudetto del 2006 vada revocato, ma che le sentenze non dovranno essere riscritte.
Perché? Dov’è l’arcano? E’ solo onorato merito di trasparenza sportiva?
No John, non chiedere ad Andrea di tacere su calciopoli.

mercoledì 28 aprile 2010

John addio? Torno juventino full time



Se fosse vero quanto anticipa oggi Tuttosport, si potrebbe tornare a tifare Juve a tempo pieno.

A proposito, nel riprenderti gli oggetti personali dall'armadietto, non dimenticarti di Blanc!

L’atto di morte della Vecchia Signora



Noi juventini siamo stati stupidi e stupiti al tempo stesso.
Quando nel 2006 spuntò con forza devastante il gazzettaro calciopoli, di fatto farsopoli, la maggior parte dei tifosi (compreso il sottoscritto) pensò che si trattasse del classico vomito della durata di una giornata.
Il pensiero di un intervento “tranchant” della famiglia, della torinesità di Giraudo, della sfacciataggine di Moggi, avrebbe messo a tacere tutto e tutti.
Infatti la procedura cosiddetta normale si mise in moto. Giraudo andò in conferenza stampa per tranquillizzare tutti. Moggi continuò a sorridere e non dar peso.
Ma la domenica, la domenica di quel fine settimana, la normalità fu sovvertita.
Ci fu il primo vero colpo di scena. Ci fu il primo schiaffo, che nella sostanza fu un autentico pugno alla stomaco.
Elkann all’uscita dello stadio espresse vicinanza solo a tecnico e giocatori, mentre il cugino Andrea restava fisicamente al fianco dei dirigenti.
E’ quello il momento in cui nasce di fatto, il primo elemento di dubbio sulla famiglia Agnelli o di ciò che ne è rimasta.
I tifosi? Convinti di festeggiare a Bari contro la Reggina lo scudetto numero 29.
Forse non capimmo l’atto di nascita della nuova misera Juventus, e l’atto di morte della gloriosa Vecchia Signora.

mercoledì 21 aprile 2010

Suo nonno



"Avrei voluto ci fosse mio nonno". Lo ha detto ieri John Elkann a margine del cambio presidenza Fiat.
Anche noi tifosi juventini John, anche noi!

venerdì 19 marzo 2010

La Catastrofe di Marrakesh



Per favore, è già troppo tardi, andate via!
Lasciate che la Juve possa tornare alla nobiltà della sua storia.
E' vero, vi ricorderemo come la parentesi più triste della nostra esistenza, per avere violentato quell'amore profondo verso quelle maglie che hanno scritto pagine di gloriosa passione.
Al di là delle considerazioni personali e delle antipatie, prendete atto dei numeri.
Sono lì, inequivocabili a sancire la vostra inadeguatezza, impreparazione, finta passione in cinque anni di mai avvenuta ricostruzione.
Sono i numeri della catastrofe; andate via!

giovedì 18 marzo 2010

La dinastia dei numeri 12



Nel blog che porta il nome di Dino Zoff, mi sembra corretto dedicare un post a quei calciatori che sono stati fedelmente la sua ombra: il secondo portiere.
I volti di Massimo Piloni, Giancarlo Alessandrelli e Luciano Bodini erano famosi più per scorrere velocemente da una mano all’altra nel cambio di figurine “Panini” che per le loro apparizioni in campo.
A dirla proprio tutta avevano anche un’altra funzione tipica di quei tempi: erano gli addetti alle radioline. Erano coloro che comunicavano i risultati dagli altri campi, infondendo speranze e talvolta delusioni ai propri compagni di squadra.
Eppoi erano i più fedeli numeri 12 della storia pallonara.
Massimo Piloni era (ma grazie a Dio è ancora), un omaccione dalla corporatura massiccia, partito da Ancona per approdare alle giovanili della Juventus.
Erano ancora i tempi delle società satelliti e fedeli a Madama. Ancona, Forlì, Cremonese e Atalanta. Chi approdava alla Juve faceva spesso quel percorso, misto di esperienza e parole d’onore strette tra i presidenti di quelle squadre e Giampiero Boniperti. Gli affari erano sempre buoni per entrambi.
Dopo un anno a Caserta, Massimo tornò a Torino dove rimase per sei anni. Trovò Tancredi che gli rubò il posto di titolare per via di una frattura alla mano e rimase sempre a fare il secondo prima di Carmignani e poi del Dinone nazionale.
Tra i brutti ricordi la gara d’andata della finale di Coppa delle Fiere contro il Leeds, pareggiata in casa 2 a 2 ma con responsabilità su un gol degli inglesi.
Tra i bei ricordi, due paratone eccezionali nella stagione 71-72, che evitarono alla Juve il capitombolo a Mantova e permisero ai bianconeri di conquistare poi lo scudetto.
Due anni fa andò a fare il preparatore dei portieri in Scozia, dopo che fino al 2003 aveva allenato quelli del Catania.
Il suo hobby preferito? Pare che sia una buona forchetta.

giovedì 25 febbraio 2010

La notte dei rigori di Zoff



Se c’era un luogo comune che non sopportavo era quando la Juve subiva un rigore, oppure raggiungeva l’epilogo della lotteria degli undici metri per la qualificazione.
La Juve di Zoff.
Il luogo comune che super Dinone non ne parasse uno di rigore.
Ma la notte delle idi di marzo del 1978, il portierone di Mariano del Friuli, decise che era arrivato il momento di dare un calcio a quella facile previsione. Ne parò due ed un altro, seppur spiazzato, uscì fuori.
Era un’altra Juventus – Ajax, molto lontana da quella disputata questa sera di fine febbraio 2010, nonostante il luogo era decisamente identico, anche se da comunale si è nel frattempo ribattezzato in un più aulico olimpico.
Quella era un quarto di finale di coppa dei campioni che all’epoca se la giocavano solo i campioni, e non le seconde, terze e quarte come oggi.
Ricordo il brivido intenso di quella sera davanti alla televisione. Passai dal cappotto indossato dopo l’errore di Gentile, all’euforia eccitante delle parate del mio calciatore preferito.
Fu la notte dei rigori e l’eroe io, oltre al mio idolo Dino Zoff.
Com’è lontana quella notte; lontana di 32 anni e con due squadre che a parte il nome non gli è rimasta nemmeno la coppa dei campioni.

15 MARZO 1978 – Coppa dei Campioni – Stadio Comunale
Juventus – Ajax 1 – 1 (4 – 1 dopo i calci di rigore)

JUVENTUS: Zoff, Cuccureddu, Cabrini, Gentile, Morini, Scirea, Causio, Tardelli (Spinosi dal 29’ 2t.), Fanna (Boninsegna dal 1’ 2ts), Benetti, Bettega. All. Trapattoni

AJAX: Schrijvers, Zuidema, Everse, Erkens, Van Dord, Krol, Arnesen, Schoenaker, Geels, Tahamata, Mayer (dal 27’ 2t LaLing) All. Ivic

Marcatori: 21’ pt Tardelli – 30’ st La Ling

Rigori: Gentile (J) Sbagliato, Geels (A) Parato, Benetti (J) Gol, Van Dord (A) Parato, Cabrini (J) Gol, La Ling (A) Sbagliato, Causio (J) Gol

martedì 23 febbraio 2010

Da Napoli a Bologna



Un vero tifoso, non organizzato, ha gli occhi da bambino.
Domenica ho visto la mia Juve a Bologna. Lasciamo perdere se ha giocato bene o male, restiamo alla magia dell’appuntamento.
Nonostante il trascorrere degli anni, quelle magliette a strisce bianconere sono una parte di storia emozionale della propria esistenza. Il semplice attimo di vederle sbucare dal tunnel, rappresentano un gradevole sussulto del proprio cuore. Aggiungerei nonostante gli Elkann e i Blanc.
Domenica quelle maglie mi hanno riportato indietro nel tempo, ringiovanito alla mia prima volta in bianconero.
Non ero piccino, ero prossimo alla maggiore età. Avevo trascorso la nottata in viaggio con altri due amici per andare a Napoli in treno. Quei classici espressi del profondo sud degli anni 80, col puzzo di fumo e di pelle dei sedili. Era il 29 gennaio 1984 e Madama faceva visita ai partenopei al San Paolo.
Era una Juve forte e spettacolare. Era la Juve che avrebbe conquistato il suo 21mo scudetto con 43 punti contro i 41 della Roma. Come no? Era l’anno del famoso “gol de Turone”.
Era la Juve del mio Michel Platini che ci portò in vantaggio, prima di essere recuperati nella ripresa da De Rosa. Ma soprattutto era la Juve dalle magliette bianconere che per il primo quarto d’ora mi mandarono in trance nell’indimenticabile mia prima volta con la Juventus, dopo che per tanti anni l’avevo vista solo per televisione.
Per la cronaca quella gara al San Paolo terminò 1 a 1, domenica di sole, ma un po’ freddina e col ritorno in treno abbracciato ad una giornata fantastica.
Domenica pomeriggio a Bologna, al momento dell’abbraccio con mio figlio per il gol vittoria di Candreva, c’era anche un pezzo di indimenticabile prima volta.

Marcatori Platini (J) al 28' pt; De Rosa (N) al 29' st

NAPOLI: Castellini, Bruscolotti, Frappampina, Masi, Ferrario, Dal Fiume, Caffarelli, Casale (dal 16’ 2t Palanca), Pellegrini (dal 1’ 2t. De Rosa), Dirceu, Celestini.
Panchina: Assante, Boldini, Della Pietra. All. P. Santin

JUVENTUS: Bodini, Gentile, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Penzo, Tardelli, P. Rossi (dal 33’ 2t. Vignola), Platini, Boniek.
Panchina: Tacconi, Caricola, Furino, Prandelli. All. Trapattoni

Arbitro: Bergamo di Livorno
Ammoniti: Bonini, Gentile, Scirea

domenica 14 febbraio 2010

Record Juve: tre punti in casa dopo 2 mesi



Juve ancora con legacci troppo forti di una crisi che è lenta ad allontanarsi.
La notizia più importante? La reazione alla papera di Buffon.
E' vero, l'arbitro Mazzoleni non è lucido nella concessione del calcio di rigore che, anche se col contatto, avviene fuori area.
Se Del Piero si concede la doppietta nel giorno delle 445 presenze in bianconero, la rete di Amauri con stacco imperioso, somiglia ad un timido risveglio dal letargo in cui la vecchia signora è caduta da due mesi.
La caccia al quarto posto è ricominciata, ma speriamo anche, che un eventuale conquista della quarta piazza, non faccia dimenticare agli Elkann il completo fallimento del progetto sportivo.

Calcio sostenibile



Questa mattina Sua Trinità di Chambery monsieur Blanc, ha parlato della Juventus.
Ancora non immaginava la vittoria dei bianconeri sul Genoa: ci sperava.
In tutti i modi, quasi scusandosi di parlare della Juve dal punto di vista del "progetto" visti i risultati sportivi, ha però sottolineato come la Juventus è in perfetta linea dettata dall'Uefa di Platini col calcio sostenibile.
Contento lui, anch'io gli offrirei il mio calcio e sono certo che glielo renderei sostenibile...in fondo alla schiena!

venerdì 12 febbraio 2010

Tutta...coppa del Milan



Per amore si soffre, per la Juve ho pianto.
Tutta colpa del Milan che battè i miei bianconeri quella sera del primo di luglio del 1973 nella finale disputata a Roma per la coppa Italia.
Mentre i rossoneri alzavano la coppa al cielo, io distrutto osservavo con l’odio dello sconfitto.
Che dolore vedere le auto che strombazzavano sotto casa mia con bandiere di un colore diabolico. Erano le stesse auto che avevano tappezzato la città di manifesti funerari per la sconfitta in coppa campioni contro l'Ajax, anche se a giugno ero stato io a mettere la bandiera bianconera sul balcone di casa per il quindicesimo scudetto.
Fu sul balcone di casa immerso tra i clacson assordanti che scoppiai in un pianto ininterrotto. Neppure mio padre, fervido antijuventino, uno di quelli che ripeteva in ogni partita, intanto adesso gli danno un rigore, riuscì a consolarmi.

Roma, domenica 01 luglio 1973
Stadio Olimpico

MILAN-JUVENTUS 5-2 (d.c.r.)
Reti: 15' Bettega, 50' rig. Benetti II

MILAN: Vecchi, Anquilletti (93' Casone), Zignoli, Dolci, Schnellinger, Rosato I (76' Magherini), Sabadini, Benetti II, Bigon I, Biasiolo I, Chiarugi - All.: C. Maldini - DT: Rocco


JUVENTUS: Zoff, Spinosi, Marchetti, Cuccureddu, Longobucco (64' Furino), Salvadore I, Causio, Haller (98' Savoldi I), Anastasi, Capello, Bettega - All.: Vycpalek
Arbitro: Angonese

Sequenza dei rigori: Schnellinger-rete, Causio-rete, Benetti II-rete, Anastasi-parato, Chiarugi-rete, Bettega-parato, Biasiolo I-rete, Spinosi-fuori, Magherini-rete, Cuccureddu-rete

martedì 9 febbraio 2010

Mo ti spacco o provolone



E' il giorno di Auricchio nel processo su calciopoli a Napoli.
Promosso di grado subito dopo calciopoli, restiamo curiosi ed in attesa della sua versione sui fatti.

lunedì 8 febbraio 2010

Montali: La tenacia della proprietà è fondamentale



"La Sensi ha saputo fare scelte coraggiose: Ranieri, Montali, Toni, decisioni prese in momenti di difficoltà, quando in molti avrebbero tremato. La tenacia della proprietà è fondamentale".
Sono le parole di Gian Paolo Montali, consigliere di amministrazione della Juventus f.c. fino ad ottobre 2009, entrato subito dopo a busta paga nella Roma di Rossella Sensi come consulente.
A leggerle bene, hanno il sapore di qualche frecciatina bianconera.

L'illusione



«La Juve? Si sono illusi per qualche partita iniziale andata bene, poi invece i risultati sono venuti meno e poi il rendimento di molti giocatori è calato». Dino Zoff ha commentato a Sky Sport 24 il momento che sta vivendo la Juve, che anche dopo l'esonero di Ferrara e la sostituzione con Zaccheroni non riesce ancora a ritrovare la vittoria. Anche il nome di Zoff era stato accostato a quello della Juve. «Ufficialmente non ho sentito nessuno, c'era solo qualche voce per vie traverse. Sarei andato? Ci avrei pensato, ma non tanto».

Alain Elkann: Juve, non si può sempre vincere!



Ieri pomeriggio da Simona Ventura c’era ospite Alain Elkann, papà di John e Lapo, per promuovere l’ultima sua fatica letteraria “Nonna Carla”.
La Ventura lo ha fatto parlare anche di Juve.
L’ex marito di Margherita Agnelli si è prodotto in amenità a ripetizione.
Ha detto che lui da piccino mangiava Sivori e Charles, ha espresso il suo ottimismo per il futuro della vecchia signora, è cosciente del fatto che la Juventus è nel cuore di tanti tifosi e persino si è lasciato sfuggire un rimprovero per i milioni di bianconeri sparsi in Italia, affermando che “non è che uno può vincere sempre”.
In sottofondo si è persino sentita la Ventura con un rimarchevole “esatto!”.
Lasciamo perdere quello che lo scrittore mangiava da piccino, sorvoliamo pure su affermazioni incontrovertibili circa i numerosi tifosi di Madama, ma quando afferma che uno non può vincere sempre…bhè, li girano veramente i coglioni! Cioè gira uno come lui!
Fora dalle balle!

domenica 7 febbraio 2010

John e Jean-Claude, amore a Marrakesch



Nel 2004 a Marrakesch, in Marocco, John Elkann conobbe Jean Claude Blanc da Chambery e gli disse di tenersi pronto perché ci sarebbe stato un futuro per lui nella Juventus.
Di strada il boia di Chambery ne ha fatta.
Abbandonate palle e racchette al Roland Garros di Parigi, il francesino è approdato alla corte di Madame nel momento più brutto della storia bianconera.
Ha preso la squadra in serie B e in un solo anno l’ha riportata in serie A. Poi solo cenere e carbone.
Ma la domanda è: perché John Elkann nel 2004 promette ad un dirigente sportivo il posto all’interno dei quadri dirigenziali della Juventus, di qualcosa che non era di sua competenza?
All’epoca la Juventus era governata dal ramo della famiglia Agnelli discendenti del dottor Umberto, e nulla lasciava immaginare all’orizzonte un cambio della guardia.
I patti tra i due fratelli erano stati chiari: Umberto fuori da Piazza affari per il niet di Enrico Cuccia, ma la Juventus era tutta sua.
Non solo, ma anche la cronologia desta più di un sospetto. Il dottor Umberto muore nel maggio del 2004. Il 31 dicembre a Marrakesch l’imberbe Gionnino promette al Sua futura Trinità le poltrone della Vecchia Signora.
Nel mezzo il dubbio di una bella trama che nulla ha che vedere col calcio, e tutto ha che vedere con litigi ereditari.

giovedì 4 febbraio 2010

Restituitemi la mia dignità



Questo blog nasce sulle ceneri di una Juventus perdente, guidata da persone incapaci e da una proprietà, la cui discendenza non ha passione per il football.
Dall'estate delle farse dei processi e del ricorso al tar mancato, c'è stata solo la risalita in serie A.
Il tifoso Juventino non può più attendere.
Dopo messer Cobolli Gigli, presidente simpatico solo agli avversari, adesso tocca sorbirci un francesino che non ama neppure il rugby.
In tutto questo, rimane un grosso dubbio: chi è stato il killer della Juventus campione d'Italia per la ventinovesima volta?
Dopo quattro anni, tanti indizi conducono a Torino.