DA GolBlog nasce PARATADIZOFF

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Il blog del calcio dal 2003

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martedì 10 maggio 2011

Grazie John!



Terminata la stagione delle finali, adesso apriamo a quella del calciomercato.
Il nuovo corso della famiglia Juventus, quella voluta da John Elkann, è pronto a mettersi alle spalle le troppe finali fallite di questo imbarazzante campionato, e tuffarsi nelle speranzose letture di papabili acquisti. Nei prossimi giorni dovremmo passare da un Aguero ad un Tevez, suonando qualche fanfara sui viaggi di Marotta, per darci l’idea di costruire la prossima stagione ricca di fasti, glorie e stadio nuovo.
Una volta c’era l’annus horribilis, con la Juventus lontana dallo scudetto nelle ultime giornate, ma sempre nei primissimi posti in classifica. Adesso scopriamo il lustro horribilis. A quando la decennale?
Per lo juventino standardizzato, schiacciato tra le letture della Gazzetta, ma anche dall’alternarsi dei colpevoli in prima pagina di tuttosport, il motto potrebbe essere “addà passà a nuttata”, ma per quello senza omologhe, la rabbia è insostenibile.
L’avvento di John Elkann ha distrutto il nostro orgoglio. E’ lui il vero colpevole. Ci ha lasciati soli, si è liberato per chissà quali motivi dalla presenza di Giraudo e Moggi incapaci di perdere, e ci ha donato il sorriso della modestia.
Invece noi tifosi della Juventus, non so se maggioranza o minoranza, siamo rimasti attenti a prendercela con i diversi allenatori che si sono alternati sulla panchina bianconera in questi cinque anni, esponendoli al pubblico ludibrio, tacciandoli di incapacità a farsi carico del buon nome della Juventus, definendoli come tecnici di seconda e terza fascia, e non abbiamo mai avuto l’impazienza di affrontare a muso duro l’imberbe ingegnere, il cui unico pregio è quello di essere l’erede di Uomini capaci e passionali.
Sono sicuro che in un ipotetico sondaggio ieri sera, su chi si sentiva sicuro della vittoria quando Matri aveva infilato Sorrentino per il 2 a 0, la percentuale degli incerti era comunque alta. E’ facile scriverlo adesso, ma mio figlio è testimone. Mentre lui girava per la stanza tra una danza di festa ed uno scongiuro contro il papà che lo invitava alla calma pensando al Catania, quella Juve in campo rotolava sotto i colpi del Chievo Verona.
Prepariamoci allora ad una estate di nomi, cognomi, proclami, speranze per il futuro. Disponiamoci pazienti a subire questo cambio radicale oramai consumato sulla nostra pelle, nel frattempo cambiata anche si colore, dove al nero, il bianco volge verso l’azzurro, e dove i protagonisti delle barzellette siamo noi.
Senza dimenticare che anche l’altra partita, quella del tribunale di Napoli, potrebbe avere nella prossima settimana, un finale come Catania e Chievo.
Grazie John!

lunedì 11 aprile 2011

Vittoria importante, ma squadra volubile



La fiammella della speranza per un posto in champions league rimane accesa. La sconfitta dell’Udinese in casa contro la Roma, e la vittoria della Juve contro il Genoa la tengono ancora viva. La gara di ieri pomeriggio a Torino, se considerata sotto l’aspetto emotivo, dovrebbe dare entusiasmo all’ambiente ed alimentare ulteriormente lo spogliatoio di maggiore fiducia nei propri mezzi. L’aver recuperato due volte lo svantaggio e l’aver strappato i tre punti con la zampata vincente di Luca Toni, costituisce senza alcun dubbio una prova di grande conforto nella coesione del gruppo. Ma è anche vero, che questa Juve, in tempi ancora non sospetti e targata Quagliarella procedeva quasi a braccetto con la comitiva delle squadre in lizza per lo scudetto. Mi riferisco all’incredibile rete dell’ultimo secondo che Milos Krasic siglò contro la Lazio e che avrebbe dovuto iniettare tanta linfa e fiducia nel gruppo, ma che si scontrò col successivo pareggio di Verona contro il Chievo. E allora è il caso di prendere atto che questa Juve ha accorciato le distanze dal quarto posto in classifica, ma occorre altresì prendere atto che certe situazioni, che potrebbero ulteriormente spingere la squadra ad ottenere il massimo, potrebbero crollare quando l’entità costruita non è molto solida. E questa Juve possiede una solidità è a corrente alternata. Anche ieri pomeriggio, nonostante il primo svantaggio sia arrivato più per sfortuna che per merito altrui, abbiamo assistito ad un macht, dove gli errori difensivi della squadra di Del Neri sono stati evidenti e continui, dove a centrocampo Aquilani continua ad offrire prestazioni altalenanti, e dove lo stesso tecnico a volte ci mette del suo con frequenti spostamenti che hanno l’effetto di creare più confusione a se stessi che agli altri. Senza dimenticare che anche l’avversario non ha dimostrato grande valore, se non solo con riferimento ad una gara tatticamente ordinata, ma di modesto spessore tecnico. Al di la della flebile speranzuola di poter lottare per un posto champions, al macht contro il Genoa va dato una contestuale duplice lettura: la vittoria per come è stata ottenuta, rende l’ambiente più tranquillo e lo spogliatoio più euforico, ma la volubilità di questa squadra, con imbarazzanti blackout di movimenti soprattutto nella fase difensiva, la rendono ancora molto fragile.

giovedì 7 aprile 2011

Il lumicino del neo provinciale


Nonostante sia pienamente consapevole di essere entrato a far parte con la mia Juventus del giro delle migliori provinciali, il mio inguaribile male da tifoso, mi ha spinto a dare una sbirciata ieri sera alla classifica di serie A e metterla in confronto con quella dello scorso anno alla stessa giornata. L’obbiettivo? Anche se porta male dirlo, le sette finali! Almeno così, entro nella compagnia dei vari Marotta, Buffon, Bonucci e via discorrendo. L’anno scorso, la Sampdoria guidata da Gigi Del Neri che conquistò col quarto posto finale e il diritto di giocarsi i preliminari di champions, alla 31ma giornata di campionato, occupava la settima posizione in condominio con la Juventus, e di punti ne aveva 48. Quarto era il Palermo che di punti ne aveva 51. Nelle ultime sette partite, i blucerchiati conquistarono 19 punti sul complessivo in palio di 21, e riuscirono nell’incredibile impresa di raggiungere un obbiettivo che non si erano prefissati. E’ vero che oltre a Del Neri in panchina, avevano in attacco la coppia Cassano-Pazzini, che il Palermo alla 31ma giornata era distante solo 3 punti, ma si trattò ugualmente di una fantastica cavalcata. Quest’anno, Gigi Del Neri siede sulla panchina della Juventus. In attacco ha perso Quagliarella, ma gli hanno portato Matri, che al fianco di Del Piero o Toni, qualche gol potrebbe ancora uscire. Il distacco dall’attuale quarta, cioè l’Udinese è più consistente, con i friulani che veleggiano a quota 56, con otto punti di distacco, ed avendo in mezzo Lazio e Roma, mica il Palermo. E senza dimenticare che la squadra di Guidolin, seppure abbia qualche momento di blackout come domenica scorsa a Lecce, sta giocando bene e con continuità. La Sampdoria è una provinciale come la Juventus, solo che i bianconeri vivono in un ambiente che mal si concilia con questa nuova dimensione, pertanto l’insoddisfazione ambientale potrebbe far mancare quel supporto di entusiasmo, che potrebbe spingere ulteriormente ad inseguire obbiettivi importanti anche se comunque modesti per curriculum. Un tempo 19 punti in sette gare erano cifre ipotizzabili per la "vecchia signora", ma adesso bisogna fare i conti con una dimensione diversa, tenendo in debita considerazione che la condotta dei bianconeri in questa stagione, è stata molto altalenante. Vincere contro l’Inter e la Roma non assurge a particolare significato di merito, se poi si smarriscono punti contro Lecce e Bologna. Il lumicino della speranza si è riacceso dopo la serata dell’Olimpico capitolino, e con esso la speranza che solo un tifoso cieco e appassionato può covare.

giovedì 31 marzo 2011

L'insostenibile leggerezza dell'essere ...juventino


Lo confesso, l’anno scorso di questi tempi, ho avuto un attimo di sussulto ed ho creduto che farsopoli potesse esplodere nel riconoscimento della giustizia, di quel fare luce su un evento molto strano creato nel 2006. L’aspetto sconvolgente era stato il disseppellire di telefonate che, in una farsa degna di rispetto che vede coinvolti sistemi bipartisan molto forti, non avrebbero dovuto più emergere. Chissà, forse c’è stata una falla di superficialità nel sistema della giustizia vincolata alla longa manus dei potenti, fatto sta, che sono state rivelate migliaia di intercettazioni che nelle indagini, il carabiniere Auricchio aveva ritenuto irrilevanti. L’onda d’urto di quello scossone ormai è passato, e l’impressione è quella che il sistema dei potenti abbia retto. Moggi, il mostro di turno, è tornato solo, assieme ad un manipolo di tifosi bianconeri che continua a seguire con passione, ciò che è stata una delle sciagure più tristi delle proprie esistenze e passioni. Oggi, il procuratore federale Palazzi, si rende disponibile a fare un interrogatorio a Massimuzzo Moratti a domicilio. Infatti sarà il capo della giustizia sportiva ad essere ospitato nei locali di Via Durini a Milano. Neanche si trattasse del presidente del Consiglio! Anzi, talvolta il premier si è pure "scomodato" per essere ospitato negli stantii locali dei giudici. Evidentemente il presidente dell’Internazionale gode di maggiore considerazione e…tutela. Così, dopo la dolce primavera dello scorso anno, in cui ciascun juventino ha ricominciato ad assaporare la piena dignità di tifare per una squadra che fino al 2006 vinceva sul campo ed era molto forte, si trova adesso ad accogliere una nuova primavera con una squadra ricostruita, ricca di progetti, ma molto lontana dall’unità di misura di una vera forza, e di un campionato, quello di calciopoli, che in tanti spingono per chiudere definitivamente con un nulla di fatto. Il peggio, cari juventini, è la sgradevole sensazione di essere stati lasciati orfani da chi regge le sorti della "vecchia signora". Il dubbio forte, che col passare del tempo diventa certezza, che l’imberbe John, Philippe, Jacob, ci abbia giocato un brutto scherzo!

lunedì 14 marzo 2011

Finale di coppafatevoi, Juve - Brescia



Dopo tre sconfitte consecutive, la Juventus conquista un punto prezioso a Cesena. A questo punto la salvezza è quasi matematica.
Al di la della facile ironia, risulta grottesco questo ricorso a proclami settimanali sulle finali, anche perché, da un mero punto di vista storico, le finali non sono proprio nelle caratteristiche del nostro dna.
Il pareggio contro il Cesena è stato giusto, con i romagnoli che hanno avuto ghiotte occasioni da rete nel corso della gara.
Al compitino di sufficienza svolto dal centrocampo bianconero, abbiamo potuto constatare una difesa debole, tagliata come il burro ed infilata più volte per vie centrali. L’aver giocato per quasi un’ora in inferiorità numerica, non ci ha certo aiutato a mantenere il doppio vantaggio acquisito, ma se l’espulsione di Motta è parsa eccessiva, quella precedente non sanzionata di Buffon era sacrosanta.
E’ veramente difficile parlare di calcio giocato per una Juve in netta crisi. Ma altrettanto inutile chiedere la testa del tecnico. Neppure Capello riuscirebbe ad ottenere qualcosa di più.
Tuttosport deve vendere copie di giornali e lo si nota dai propri titoli. Non potendo parlare della squadra, si occupa di Del Neri ed ogni giorno ci snocciola nomi di un mercato chiuso e senza soldi. La Juventus s’indigna contro il quotidiano di Torino, ma diretto da un’ex gazzettaro in piena calciopoli ed ecco uscir fuori una guerra tra poveri che sposta l’attenzione dai veri problemi: la società e con essa la proprietà.
Sono passati ormai cinque anni da calciopoli, ed i tasselli delle operazioni in casa madama, s’incastrano perfettamente tra di loro; la famiglia degli Eredi Agnelli & c., ha trattato molto male il giocattolo di famiglia. Se con l’investitura a presidente di Andrea Agnelli, si voleva recuperare un rapporto ormai insanabile tra tifosi e cugino John, l’operazione ha raggiunto il suo obbiettivo. Anche il sottoscritto ci ha creduto, illudendosi per un ritorno al passato in chi era nel 2006 a capo di quel glorioso squadrone.
Ma purtroppo si è trattato solo di una malinconica illusione.
Questa proprietà è attenta ad altri eventi. E’ stata complice di calciopoli col proprio immobilismo, con le proprie incomprensibili rinunce e persino con le scellerate richieste profferite in udienza per bocca dall’avvocato Zaccone.
Forse in corso Galfer pensavano di ricostruire in fretta quanto meno un ritorno verso l’alta classifica del mediocre campionato nostrano, per riuscire a far passare la farsa nel dimenticatoio, ma anche le strategie di mercato si sono rivelate deleterie.
E allora aspettiamo fiduciosi la prossima finale contro il Brescia, anche perché, su cinque partite, una si dovrebbe pure vincere.
Adesso sotto col Brescia!
 

mercoledì 9 marzo 2011

Accendi una stella, uccidi un’anima



Il 2006 è stato il vero spartiacque tra la Juventus dominatrice per poco più di cento anni, ed il sopravvenuto baratro conseguente a calciopoli.
Facce nuove, nuovi dirigenti, discendenti di una razza forte, non sono stati capaci di difendere un club glorioso.
Hanno sperato che il campo potesse restituire nel termine di un quinquennio, quella squadra dominatrice sia in Italia che in Europa. Invece, hanno tutti sbagliato.
La realtà si è rivelata completamente diversa. Lontano dalla stanza dei bottoni la Juve ha perso terreno in diversi campi.
In Federazione hanno riso di noi e delle lettere della coppia Cobolli Gigli – Blanc. Si muovono con cautela anche per l’esposto. Sul mercato abbiamo perso quei contatti che consentivano alla squadra di contare su rinforzi sicuri, piuttosto che su ripieghi sciagurati.
Nel frattempo la vecchia guardia, quella che accettò di scendere in serie B, ha fatto i conti con la propria carta d’identità, con gli acciacchi di una vecchiaia sportiva che non perdona anche se continui ad avere un fisico integro e da vero atleta.
La Juventus è stata uccisa due volte. Sul campo ed a tavolino.
Se a Luciano Moggi hanno ucciso l’anima quel 14 maggio 2006, a noi tifosi bianconeri hanno violentato la storia, hanno deriso la nostra appartenenza, hanno reso grigie le nostre giornate di appassionati.
Non c’è luce. Il buio tunnel appare anche lungo e minaccioso, con una ricostruzione tecnica troppo costosa per essere vera e breve, ed un processo di Napoli che rischia di incagliarsi definitivamente tra le maglie di una giustizia che riesce a premiare spesso i furbi.
Se i PM Narducci e Capuano dovessero farcela a far ricusare l’intero collegio della nona sezione del tribunale di Napoli con la giudice Casoria in testa, anche questa speranza di riabilitazione verrà mortificata, soprattutto se la Juventus continuerà ad avere un atteggiamento prudente in sede sportiva.
Allora forse, sarà il caso di riporre le bandiere, disdire Sky, mediaset o chi vi pare, perché oltre all’anima, avranno ucciso anche la passione.

domenica 27 febbraio 2011

Dodici finali, undici, dieci. Una sofferenza

E’ un capitombolo dietro l’altro.
L’immagine è quella che diede Susanna Agnelli in piena calciopoli: “La Juventus è una puttana alla quale si continua a volerle bene.”
Una frase tutta da decifrare proprio perché fu rilasciata nel giugno 2006. Una frase che si adatta oggi ai risultati di questa squadra, uscita malconcia dalle ultime due giornate di campionato.
La Juventus è rimasta come una puttana di quei bordelli, che s’aggiusta dopo un appuntamento importante e ritorna nello squallore di una vita difficile.
Dopo la festa Inter, il grigiore Lecce e Bologna. La Juve di una volta avrebbe fatto il contrario.
Sabato prossimo torneremo a parlare di un’altra serata amara, sotto i colpi di Ibra e Cassano.
E’ stato detto e ripetuto tante volte. Il pesce puzza dalla testa.
Andrea Agnelli ha riportato in chi scrive l’entusiasmo di un ritorno al passato. Un legame strettissimo col 2006, ma purtroppo i risultati sono diversi. Molto diversi con la certezza che la Juve non può passare da “under construction” di lungo periodo.
L’ambiente è distrutto. Del Neri mostra il lato amletico delle sue scelte. Ieri sera con Martinez e Iaquinta abbiamo regalato un tempo. Poi nei successivi 45 minuti, il tecnico di Aquileia ha consumato la confusione più atroce in una squadra psicolabile, inserendo tre punte, svuotando il centrocampo e lasciando l’allegria in difesa.
Le dichiarazioni del dopo partita fanno paura. Del Neri è in manifesta difficoltà, Marotta pensa al riscatto contro il Milan, che è tipico di una squadra provinciale e che vuole nascondere i problemi.
Quello con le idee chiare a dallo stile vecchia Juve? Felipe Melo: “Bisogna stare zitti e dimostrare di essere uomini”.
Un po’ di silenzio non guasta, compreso Anche Andrea e le 12 finali.
E’ proprio vero, facciamo silenzio!

domenica 20 febbraio 2011

Risposta: la Juve è provinciale



Si sperava in una risposta dopo il macht contro l’Inter, e risposta c’è stata. Contro un Lecce incompleto abbiamo perso.
Purtroppo non è stata la risposta che il tifo bianconero sperava di avere. La Juventus è una squadra molto immatura.
E’ inutile nascondersi dietro gli eventi di una gara. L’espulsione di Buffon è stata il logico sviluppo di una squadra scesa in Puglia senza piglio, priva di cattiveria, ancora sazia dopo la vittoria contro i nerazzurri. I grandi club si abbuffano solo dopo scudetti e coppe. Alle piccole è sufficiente battere una grande per trovare giovamento in una stagione. Il timore è quello che un po di Inter, abbia ingolfato lo stomaco juventino.
Calciopoli? Parliamone eccome! Perché è da calciopoli che madama ha abbandonato la stirpe nobile, trasformandosi in una provincialotta che merita l’attuale posizione di classifica.
Dai primi minuti di gioco allo stadio del Mare, si è avuta chiara l’idea di una squadra in forte sofferenza in difesa, ma anche di un centrocampo molto distratto.
Come tifosi rimane sempre viva la fiammella della speranza per raggiungere quel quarto posto che ci consentirebbe di tornare in Europa e fare conti di cassa diversi. Ma la realtà è molto diversa.
Penso che sia superfluo centrare le proprie critiche solo ed esclusivamente su aspetti tecnici o tattici, che comunque hanno un importanza decisiva. Una ricostruzione di senso compiuto, deve passare anche da un entourage che vive assieme a tecnico e calciatori, che sappia mantenere sempre l’asticella della motivazione molto alta.

giovedì 17 febbraio 2011

Che non sia un nuovo Tar



Attento Andrea, non possiamo rinunciare a calciopoli.
Lo strano movimento che sta nascendo in questo mese di febbraio, che il sito ju29ro ha brillantemente denominato "il partito di "scurdammocce o’ passato", raccoglie proseliti.
La lista d coloro che vogliono guardare avanti, lasciando alle spalle calciopoli e le sue ceneri, di giorno in giorno raccoglie nuovi ingressi. Agli Italo Cucci, Buffon, Massimo Mauro, Tardelli, della scorsa settimana, si sono aggiunti il ministro La Russa ed il giornalista sky Caressa. Vedremo nei prossimi giorni se l’allegra accozzaglia di personaggi s’infoltirà ulteriormente.
Nel frattempo suona veramente bizzarra la nascita di questo nuovo partito in questo momento. Si teme qualcosa?
Non c’è dubbio che il processo di Napoli, volgendo al termine, vede i capi d’imputazione più rilevanti sfumati, svaniti, sicuramente cancellati anche dalle pagine di quei media che li hanno cavalcati con decisione nel 2006.
Forse è giunta l’ora di costruire un ennesimo sentimento popolare?
In fin dei conti, benchè i tifosi bianconeri non siano numericamente una minoranza, lavorandoci bene e di gomito, non sarebbe difficile immolarli nuovamente sull’altare principale del dio fatturato.
Un film già visto verso la fine del mese di agosto del 2006, quando era tutto pronto per presentare il ricorso al tar. Il mondo pallonaro italico ed il suo indotto, tremava al pensiero di un ricorso che avrebbe ulteriormente dilaniato mesi di sofferenza con sentenze e scudetti di cartone chirurgicamente cucite su maglie altrui. Fu allora che spuntò all’orizzonte da casa Fiat, la scellerata parola del suo presidente, Luca Cordero di Montezemolo, il quale ordinò il ritiro. Con i ringraziamenti di Blatter, tutti gli altri esultarono, la Juventus consumò il suo percorso "redente", trasformandosi in una vecchia signora molto simpatica. E con lei la Fiat!
Caro Andrea Agnelli, in questi mesi del tuo mandato presidenziale, sei tornato deciso su calciopoli, rivendicando il diritto alla verità. Quella maggioranza di tifosi bianconeri, seppur vacillanti su alcune operazioni di ricostruzione, hanno ritrovato quella dignità costruita nel secolo passato da tuo padre e da tuo zio, e rimangono in attesa di eventi che non possono passare né da rinunce, né tanto meno da inciuci istituzionali sotto banco.
Con calciopoli non è stato fatto il bene del calcio. Dimenticando calciopoli viene mortificato il nostro bene di juventini.
Non possiamo rinunciare a calciopoli. Non dobbiamo!

lunedì 14 febbraio 2011

Juve: la parola d'ordine è continuità

Ok bella vittoria, grazie anche a quella traversa finale di Eto'o. Un bel ritorno di fortuna che ci ha riportato indietro di due mesi al macht contro la Lazio.

Adesso però, per evitare di essere una provinciale, dobbiamo ottenere sei punti nelle prossime due gare contro Lecce e Bologna.

Se arriveranno queste due vittorie, allora potremmo riconsiderare il discorso di un posto in champions league.

La squadra ieri ha retto bene; ha avuto personalità e le sbavature in fase difensiva sono state molto ridotte. La linea difensiva è stata quasi perfetta, con i centrali che non hanno concesso spazi, anche perchè sostenuti dai centrocampisti.

Purtroppo nel secondo tempo le difficoltà sono aumentate, perchè di fatto si giocava con un giocatore in meno, considerato che Matri era virtulamente in infermeria.

Meno giustificati gli errori di Sissoko prima e Krasic all'ultimo minuto, quando non hanno portato la palla verso la bandierina del calcio d'angolo. In quel caso abbiamo veramente rischiato grosso.

Su tutti mi pace evidenziare il cross di Soerensen, il gol di Matri, il lavoro allo sfinimento di Toni, l'impeccabile Barzagli, un Aquilani in crescita, un Chiellini che può ancora migliorare sull'esterna di sinistra.

domenica 13 febbraio 2011

Calciopoli? parliamone



Chi è il burattinaio?
Come per calciopoli, ci deve essere qualcuno che muove i fili del teatrino e crea il partito del “basta calciopoli”.
La lista ancora è corta, ma ben rappresentativa di personaggi non di secondo piano.
Iniziò due settimane oro sono un decano del giornalismo italiano, Italo Cucci, a margine del botta e risposta tra un Andrea Agnelli, annoiato da Massimo Moratti, ed una immediata e dotta replica del patron nerazzurro che citò il Parini.
Nella settimana di Juve-Inter, dopo tre “sfarfallate” al Sant’Elia, scende in campo nel partito che vuole guardare solo avanti, il figlioccio di Cobolli Gigli, l’eterno sorridopoli Gianluigi Buffon. La boutade del portierone della nazionale, è durata il tempo della sua dimora in maglia azzurra, visto che venerdì, non si sa se per mutu proprio o per ingerenza superiore, ha corretto il tiro, comprendendo l’operato della società (quale?).
Sempre nella stessa settimana, si alza nell’etere anche la voce Sky di Massimino Mauro, di “Catanzzaro”, provincia di tre colli, un asino ed un bove di francescana memoria. Dice l’opinionista del nulla che non bisogna mai guardare al passato, ma solo al futuro. Infatti, la finisca di tediarci con i suoi lontani ricordi al fianco di Zico, Platini e Maradona!
Al momento in cui scrivo, l’ultimo arrivato in ordine di tempo nel partito del “basta calciopoli”, è Marco Tardelli, aiuto cittì dell’Irlanda al fianco del Trap. Anche l’ex centrocampista della Juve (ma anche dell’Inter), che con Platini invece faceva a botte nello spogliatoio, per il bene di calcio (ha detto proprio così), ha perso l’occasione di tacere, invitando anche lui ad andare avanti.
Ed è proprio nel nome dell’andare avanti, che una fetta considerevole del popolo juventino vuole conoscere la verità su quanto chirurgicamente accaduto ed esploso nella primavera del 2006.
Come in tante farse della storia italica, sarà molto difficile sovvertire con i medesimi effetti dirompenti e con pari soddisfazioni, quello che fu generato nel 2006 ai danni del pianeta bianconero, ma il tentativo di insabbiare mediaticamente una realtà, manifestamente diversa da quella rappresentata, costituisce la povertà dell’uomo più infimo.
Ed i soggetti entrati nel partito, ne sono gli indegni rappresentanti.

martedì 8 febbraio 2011

Buffon: calciopoli e farfalle



Ci sono calciatori italici che quando parlano si coprono la bocca con le mani. Non si sa se per nascondersi dalle telecamere, oppure perchè hanno ingurgitato quantitativi industriali di "peperonate di cozze".

Ci sono calciatori dall'evidente accento argentino che ripetono sempre le stesse cose.

Ci sono calciatori che non sorridono mai e calciatori che al posto del riporto degli anni 70, si radono col rasoio ogni giorno la pelata.

E ci sono calciatori che sfoggiano un eterno sorriso come una paresi facciale, sollevano pollici "americani" rassicuranti, salvo poi infilare tre uscite a vuoto nell'isola di Cellino.

Evidentemente Gianluigi Buffon, portiere della nazionale ed ex numero uno tra i pali dell'emisfero, prova a risalire le classifiche di altri emisferi sferici.
Qualche ora fa, parlando di Juventus, ha dichiarato che bisogna guardare avanti e che su calciopoli occorre farla finita.

Saranno stati gli anni della truppa cobollizzata dello smile-man di casa Elkann che lo hanno plasmato alla stregua di un becchino che tifa Juve e legge la gazzetta dello sport all'ombra di un cipresso, ma questa uscita ce la poteva proprio risparmiare.

Sarebbe auspicabile piuttosto, che il marito della Seredova, pensi meno ad inseguire farfalle sul prato verde finchè indossa la maglia bianconera, e ci risparmi indesiderate uscite mediatiche dal sapore di un "medico in famiglia".

Anche perchè, di sera, farfalle non ce ne sono!

sabato 5 febbraio 2011

A Cagliari illusioni di ripresa

Tre punti. Ottimo di questi tempi in cui abbiamo racimolato botte e ci siamo persino arrabbiati contro gli arbitri.
A Cagliari la Juve non è molto diversa dalle precedenti gare. Però ha trovato le reti di Matri (doppietta) ed un gol di testa da sedici metri del rientrante Toni.
Potrebbe essere l’illusione di una ripresa, ma gli orrori rimangono.
Scarsa gestione della palla. La palla brucia, soprattutto verso la fine del primo tempo e nella ripresa anche quando siamo tornati in vantaggio per 2 a 1.
Buffon è lontano parente del miglior portiere del mondo e la difesa non riesce a fare blocchi su azioni da palla ferma.
Inoltre c’è una caratteristica che unisce la Juventus di questa stagione: la palla rinviata fuori area è sempre preda degli avversari. In fase difensiva ci si schiaccia troppo all’interno della propria area e le punte rimangono molto distanti, lasciando enormi praterie a presidio degli avversari.
In termini di qualità, l’unico che ha sofferto tantissimo è stato il giovane Soerensen, tant’è che Cossu agiva proprio nel suo settore. Ma il ragazzo non ha colpe considerato che quella non è la sua posizione naturale.
Infine qualcuno abbia il coraggio di dire al capitano che i corner potrebbe anche non batterli lui. Anche perchè oggi Aquilani li ha calciati bene.
Non illudiamoci, il cammino per la conquista di un posto champions sarà molto difficile, soprattutto in questo mese.

giovedì 3 febbraio 2011

Juve interizzata

Non sarebbe dovuto accadere. Alla fine è successo.
A fine gara si sono presentati davanti alle telecamere ed hanno snocciolato le proprie lamentele sull’arbitro.
Come fanno in provincia, oppure come facevano in qualche club quando non vinceva. E’ quanto hanno fatto Marotta e Del Neri.
Inaccettabile.
L’indignazione arbitrale non ci può appartenere; non ci deve appartenere.
Anche sotto la gestione di Andrea Agnelli, continua l’andazzo di una Juve che fu e che ormai è del tutto svanita.
Qualcuno ha scelto il percorso peggiore per giustificare l’ennesima sconfitta. Prendersela contro l’arbitro di turno.
Diciamolo subito: dal 2006 ad oggi la tendenza dei direttori di gara quando arbitrano Madama è poco serena. Si sta verificando una situazione incresciosa in cui, l’arbitro sente il peso di una decisione importante quando questa è pro Juve. Ma ciò che noi tifosi non possiamo assolutamente accettare, non è l’indignazione mediatica verso i Morganti di turno, ma quella della presenza di un club che sappia far sentire le proprie ragioni fuori dalla gran cassa di giornali e televisioni. Non ce n’è bisogno.
I mezzi e le sedi sono altre. Innanzitutto andare a salutare l’arbitro a fine gara e gridargliene quattro. Poi agire dalla sede con chi di dovere. Nient’altro! Niente televisioni, niente taccuini da riempire con dichiarazioni scontate ed inopportune al termine di una sconfitta
.
Partita in pillole.
La fortuna del gol vittoria di Krasic all’ultimo secondo contro la Lazio si sta vendicando con interessi altissimi. Ma si sa, la dea bendata va "sfriculiata". Non è certamente colpa della fortuna se la Juve dorme sia sul gol di Miccoli, sia su quello di Migliaccio. Nel secondo anche Buffon ha fatto la sua parte.
Buona la reazione, ma Aquilani sembra lontano parente di quel ragazzo di grandi speranze che vidi in un pomeriggio d’autunno nel 2003 a Trieste contro il Messina. Sarà l’infortunio non recuperato, ma il suo rendimento è molto altalenante ed insufficiente. Il centrocampo sbanda in fase difensiva, lasciando sguarnita una difesa che sulle esterne è modesta, anche se ieri sera, sia Grygera che Grosso, hanno fatto la loro onesta apparizione (soprattutto il secondo).
L’esordio di Matri può preoccupare. Un calciatore da grande squadra non spreca la ghiotta occasione che gli è capitata sui piedi a tu per tu col portiere. La paura ha prevalso sulla rabbia genuina di metterla dentro. Speriamo che il ragazzo non senta il peso della maglia.
Anche perché, trattasi ultimamente, di una maglia molto alleggerita.

lunedì 31 gennaio 2011

L'emisfero parallelo della fortuna


Il momento della Juventus può sembrare paradossale, ma per certi aspetti anche logico.
Può apparire noioso e ripetitivo, ma non si può non iniziare un’analisi senza scomodare l’onda lunga che proviene dal 2006.
La serie B ed una squadra devastata hanno preceduto una pessima ricostruzione. Di fatto la ricostruzione non è mai iniziata, ma l’allegra comitiva del Cobolli Gigli e del nefasto Blanc, hanno procurato laceranti ferite in termini di nuovi arrivi e rispettive valutazioni, sperperando quel piccolo tesoretto che la proprietà aveva messo loro a disposizione.
Ipervalutazioni di calciatori in entrata, ed assoluta mancata conoscenza del mercato, hanno dilaniato una squadra che allo stesso tempo invecchiava negli esponenti più forti e s’indeboliva nei nuovi arrivi. Senza contare che qualche partenza si poteva pure risparmiare, vedi Criscito.
Con questi presupposti, il ritorno di Andrea Agnelli in società, nonostante possa apparire da effetto calmierante per una piazza insofferente alle sconfitte, non poteva d’immediato stravolgere le condizioni di una squadra molto lontana dalle forze organizzative, di mercato e di struttura tecnica come quelle di Inter e Milan.
E’ vero che ci si aspettava comunque di accorciare le distanze, almeno con la Roma, e di costruire una squadra che fosse superiore al resto delle concorrenti.
Purtroppo dobbiamo fare i conti con una serie di intoppi che invece ci fanno ripiombare tristemente nello scorso inverno, quando Ferrara venne esonerato e lentamente si naufragò su tutti i fronti.
La fortuna aiuta gli audaci, ma in questo momento entrambi i sostantivi non ci sono vicini. Se si vuole fare una critica seria al momentaccio che stiamo vivendo in questa stagione, non si può prescindere che la rosa, già di per sé incompleta ed inadeguata per la lotta al vertice, paga lo scotto di numerosi infortuni che ne penalizzano fortemente il rendimento ed il cammino.
Senza voler creare degli alibi in tema di vicissitudini sanitarie e di arbitraggi alquanto poco sereni, che comunque questi ultimi è utile sottolinearlo a scanso di equivoci di chi legge, non hanno determinato sconfitte ed insuccessi, ma solo considerazioni di carenza di voce del club, la squadra è entrata nell’emisfero parallelo della peggiore sfiga.
Poi è altrettanto vero che qualche errore si è continuato a farlo. In tema di mercato non si sono capite alcune valutazioni su certi acquisti, vedi Martinez, la cessione di Trezeguet, il pessimo intervento sull’inserimento di una coppia di esterni bassi di valore, l’improvviso arrivo di Toni, e per concludere, da un punto di vista diciamo "politico", l’infinita pazienza nell’attendere risposte sull’esposto presentato in termini di giustizia sportiva.
In tutti i modi, questo non è il momento di prendersela né col tecnico, né con i giocatori.
Probabilmente è il momento di forzare la mano per pretendere maggiore attenzione da parte della proprietà, affinchè, sebbene sia l’anno zero-bis della ricostruzione, di errori nei prossimi mesi non ce ne siano più, senza dimenticare che per vincere servono i Pazzini e gli Ibrahimovic.

sabato 29 gennaio 2011

Ok pazienza, ma torniamo antipatici



Andrea Agnelli si annoia a sentire Moratti su calciopoli. Il presidente dell’Inter lo definisce “giovin signore”.
Italo Cucci alla “domenica sportiva” li invita a smettere dicendo che è ora di finirla di parlare di calciopoli.
Italo Cucci è libero di non voler sentire parlare più di calciopoli, anche se un buon giornalista dovrebbe avere la curiosità sempre di approfondire notizie e fatti. Evidentemente il decano giornalista volge verso qualche cattedra da tromboni dedicata al defunto Candido Cannavò.
Visto che invece altri desideriamo parlare di calciopoli, pretendiamo che la federazione prenda posizione sull’esposto presentato dalla Juve in maggio.
Anzi, è fondamentale andare giù duro, richiamare alle responsabilità Abete, visto che Palazzi ama oziare in procura.
Consapevoli che questa situazione è figlia anche dell’inoperosità “elkaniana” del 2006, occorre che la Juventus si riprenda con i denti e con le unghia quella posizione di forza e di prepotenza che le competono.
Torniamo ad essere antipatici e monitoriamo tutto l’ambiente, reintroducendo nei programmi televisivi uomini di matrice bianconera.
E’ fondamentale ricostruire sul campo, ma anche fuori.

venerdì 28 gennaio 2011

Smarrimento bianconero



Sono cinque anni di errori ed orrori.
Non è certo la giusta eliminazione di ieri sera in coppa Italia contro la Roma a creare smarrimento nell’animo del tifoso juventino, ma tutto un corollario di interventi, decisioni, strategie e progetti, che messi uno di fianco all’altro sarebbero meritevoli di aggiungersi ai tanti sacchi di lordume posti all’aperto di qualche via nella bella Napoli.
Del resto gli errori si pagano e la Juve li sta pagando a caro prezzo.
Ma dell’emisfero della famiglia Agnelli, solo la Juve paga dazio.
Se la genesi di farsopoli è stata costruita a tavolino a Milano, possiamo affermare che Torino è complice.
Il primo errore consumato dall’imberbe John Jacob Philip Elkann, è stato quello di accettare come venisse colpita la squadra di suo nonno e di suo zio senza opporre alcuna resistenza. Ma quanto accaduto nel 2006, non è stato solo un atteggiamento passivo della proprietà, ma un vero e proprio interventismo autolesionista che ha sancito di fatto la cancellazione del club dalla stretta schiera delle grandi del calcio mondiale.
Periodi di crisi, di mancanza di vittorie, possono capitare a tutti ed in qualsiasi momento, ma quando queste sono frutto di un intervento chirurgico architettato a tavolino come la farsa del 2006, a cui hanno fatto seguito le scelte scellerate di casa Agnelli, lo sfracello è garantito.
La Juve è stata condannata e mercanteggiata per avere sostegni in altri comparti. Non si può non pensare alla Fiat che già nel 2006 contrabbandò aiuti dal governo Prodi. Non si può non pensare alla rinuncia al Tar perché il campionato doveva partire perché legato ai milioni di Sky.
Da allora abbiamo assistito all’elogio dell’idiota di turno che è passato sotto la Mole, incompetente, freddo, disinteressato alla causa bianconera, sostenuto ed assistito anche dalla complicità di noi tifosi, che ci siamo fidati di gente che ha preferito Poulsen a Xabi Alonso, ha preso Grygera e Motta che farebbero panca anche a Grosseto.
La Juve di oggi somiglia sempre più ad un conte caduto in disgrazia, che preferisce grattarsi le pulci di nascosto, ma passeggia orgoglioso mostrando lo stemma del suo nobile casato, incurante se qualcuno non lo degna neppure di alcuna riverenza.
Persino l’investitura di Andrea Agnelli, che aveva portato tanto entusiasmo la scorsa primavera, si è raffreddata tantissimo, lasciando spazio alla maliziosa idea di un repulisti di facciata, per togliere dall’imbarazzo il cugino John Jacob Philip e consentire alla famiglia di continuare ad operare in assoluta tranquillità.
E non si dica come ha dichiarato ieri Oscar Damiani che nei prossimi cinque anni la Juve sarà il club all’avanguardia perché l’unico italiano ad avere uno stadio proprio.
Non è sufficiente. In Inghilterra il Newcastle l’anno scorso era in championship nonostante il bellissimo stadio di sua proprietà.
E’ inutile continuare a trastullarsi su sogni puntualmente disillusi dalla realtà.
Occorre che la famiglia Agnelli (o ciò che ne rimane) si faccia un esamino di coscienza e ci dica quali intenzioni abbia. E’ necessario che ci sia un dirigente sullo stile di Antonio Giraudo, affinchè si riprenda un cammino serio, un cammino da Juve.

martedì 25 gennaio 2011

La genesi di farsopoli


Moratti torna a parlare di calciopoli. Esentato dal presentarsi nell’aula del tribunale di Napoli per espressa rinuncia da parte dei legali della difesa, si attende ancora che qualcuno gli dia audizione in Procura Federale. Ma Palazzi è più affaccendato a trascorrere gli ultimi mesi di ozio del suo quinquennale incarico fondato su ronfi e sereni dondolii.
Messer Murattun ha detto "Il fatto che l’Inter abbia vinto dopo Calciopoli dimostra quanto questa sia stata una vera truffa per il calcio italiano, una prova in più di quanto stava accadendo. Era frustrante quando dicevano che spendevo e non vincevo. Calciopoli è stata una cosa veramente volgare oltre ad una fregatura economica"
Ci sono mezze verità in questa dichiarazione del novello "boss" del calcio italiano. Senza calciopoli l’Inter avrebbe continuato a non vincere, o almeno non avrebbe vinto quello che ha vinto in questi anni.
Troppo forte la concorrenza di Juventus e Milan, troppo diverse le gestioni dei club.
L’unto della "Madunina" provava ad inserirsi in un contesto la cui preparazione, conoscenza dell’ambiente, preferiva la gestione aziendale dei Moggi e Galliani. All’Inter non era proibito vincere, diciamo che ha perso qualche occasione se si pensa al 5 maggio.
Pur mancando di una gola profonda o di un improvviso wikyleaks, le nebbie sul concepimento di farsopoli si diradano.
Moratti ha capito che Milan e Juventus sono una spanna sopra. Con Tronchetti decidono di passare alla guerra. Utilizzano la Telecom per le intercettazioni telefoniche, ma comprendono bene che questo strumento da solo non porta molto lontano. Dagli intercettazioni telefoniche non ci sono notizie di reato. Occorre dunque costruire l’opinione pubblica.
Il momento inoltre è molto ghiotto, perché in casa Agnelli c’è un vuoto di potere. Esiste a Torino una lotta ereditaria in un contesto molto più ampio di quello calcistico che distrae i componenti della famiglia. Nella convinzione che dal Piemonte ci si possano attendere solo reazioni morbide, ci si muove all’interno di qualche procura, ma soprattutto all’interno di qualche giornale. La deflagrazione del caso coinvolgerà anche gli altri media se non vorranno perdere importanti fette di mercato.
Eppoi ci sono i carabinieri. Ne trovano uno dal nome simpatico e mediatico, e gli affidano come consulente il giornalista Maurizio Galdi della Gazzetta dello Sport. I tratti della farsa cominciano a prendere forma, ma niente paura, prima si fanno i prodotti, poi si convincono i consumatori. E’ così che funziona nel mondo del marketing!
Eppoi di personaggi infelici nel mondo del calcio se ne trovano a iosa. Oppure nemici acerrimi che non la mandano giù la tracotanza di quel dirigente che monopolizza amicizie dappertutto, televisioni comprese. Ecco allora i Baldini di turno che annusano l’occasione della propria vita: scalciare l’odiato nemico e ricoprirsi d’oro su un campo completamente libero. Tant’è che in piena calciopoli, con Capello ancora sulla panca della Juve, madama chi contatta per il ruolo di esperto di calcio? Proprio Baldini!
Uccisa la Juventus, ferito il Milan, l’Inter costruisce i suoi successi, sconvolgendo la geografia del calcio italiano. Se prima imperavano Juventus e Milan adesso c’è solo l’Inter del figlio di Angelo. I nerazzurri non hanno rivali né sul campo, né sul mercato, né dietro le scrivanie, neppure in televisione. Ogni programma di calcio ha l’esperto interista. Alla domenica sportiva c’è Salvatore Bagni e quando manca lui si affaccia Evaristo Beccalossi. E la Gazzetta? La Gazzetta resiste. Il mondo juventino, quello vero, è su un isolotto sperduto, la stragrande maggioranza addirittura crede ciecamente in Paparesta chiuso nello spogliatoio a Reggio Calabria. Per la Gazzetta adesso c’è il trionfo. Perché ha vinto con l’Inter di Moratti e riprende terreno nel sostegno al Milan. Milano capitale del calcio.
Signori, la farsa è servita come nei migliori bar di Caracas!

domenica 23 gennaio 2011

C'è Juve e juve



A Genova c’era la juve. Non la Juve, ma la juve, quella con la gey minuscola, quella che schiera Amauri in attacco per la quiete dei portieri avversari, quella dei Motta che guadagnano da calciatore ma lavorano da maniscalchi, e quella dei Grosso che comunque un contratto ancora ce l’hanno.
Buffon ringrazia Pazzini quanto Curci osanna Del Piero, e lo zero a zero al termine dei novanta minuti, è un risultato giusto in una gara resa nervosa dal terreno di gioco, dal freddo e dalla modestia di alcuni protagonisti.
L’Inter ha perso, ma la juve, non la Juve, ma la juve rimane piccola, dal centrocampo grigio, dall’attacco asfittico, dalle linee esterne basse raccapriccianti, dal Pepe piccante, dal Krasic stanco ma almeno in corsa, dal Buffon inoperante, dal Del Piero influenzato ma molto tonico e da un Martinez, che quando entra in campo, fa girare finalmente una juve che vorrebbe diventare Juve, ma che rimane tristemente juve. Il dubbio che in questa juve anche il tecnico non abbia la “d” maiuscola.
Saranno parole di un Juventino che ancora non riesce ad appiattirsi ad essere juventino. Forse un Juventino che mal sopporta che in certi momenti della stagione bisogna accontentarsi e saper gestire le forze atletiche e fisiche in una Juventus, che non riesce proprio a tornare Juventus.

I miei voti:

Sampdoria-Juventus 0-0

Sampdoria (4-4-2): Curci 6; Zauri 6, Volta 6, Lucchini s.v.(pt 9’ Accardi 6), Ziegler 5,5; Mannini 6, Palombo 6, Poli 6,5, Guberti 6; Pazzini 5(st 14’ Pozzi s.v., st 24’ Tissone 6,5), Macheda 5,5. In panchina: Da Costa, Cacciatore, Accardi, Dessena, Koman All.: Di Carlo


Juventus (4-4-2):Buffon 6; Motta 5, Bonucci 6, Chiellini 6, Traorè s.v.(pt 1’ Grosso 6); Krasic 6(st 10’ Del Piero 6), Sissoko 5,5, Aquilani 5,5(st 38’ Martinez 6,5), Marchisio 5,5; Pepe 6, Amauri 5. In panchina: Storari, Legrottaglie, Grygera, Salihamidzic. All.: Del Neri


Arbitro: Valeri di Roma 7(Cariolato, Rossomando IV uomo Rizzoli.)

Note. Recuperi 3’ e 4’.Ammoniti: Motta, Pepe, Chiellini, Sissoko, Marchisio. Guberti, Mannini.